domenica 25 maggio 2008

Léo Malet - Morte a Saint-Michel


(Micmac moche au Boul'Mich'), 1957
Fazi Editore, 2005

pag.41
Uscii dal bistrot e andai a mangiare anatra laccata da un cinese di Rue Cujas. Poi, per digerire, entrai al Campollion, il più piccolo cinema di Parigi - esattamente centocinquantasette posti - in cui proiettavano Obséques en robe sac, un film poliziesco con Jacqueline Pierreux, sempre altrettanto bella e sempre - non glielo rimprovero - altrettanto prodiga di fascino. Era il giorno delle Jacqueline, oggi. E visto che era il giorno delle Jacqueline, che fosse anche quello degli spettacoli vari e successivi. Dopo il cinema, il cabaret. Scesi a recuperare la mia auto sul quai des Orfèvres e, costeggiando la Senna, arrivai a rue du Haut-Pavè.

venerdì 23 maggio 2008

Ammenda

Stavolta devo proprio fare ammenda, perché due dei film che nelle settimane scorse ho catalogato come film perduti, invisibili in Italia, sono invece oggi regolarmente in vendita in DVD. Non sono arrivati nelle sale cinematografiche, ma questo in fondo è il male minore, ed è cosa tutto sommato prevedibile trattandosi di documentari.
E' stato solo la mattina di domenica 18 maggio alla Fnac di Milano che ho scoperto che 'The oil crash" e "My kid could paint that" hanno distribuzione italiana, a cura rispettivamente di Exa e Sony Distribution. E' giusto anche citare i nomi dei distributori perché sinceramente si meritano un plauso, non mi aspettavo che questi titoli sarebbero arrivati in Italia. A questo punto invito tutti ad acquistare i dvd, perché - come avrete spero già letto nei relativi post - sono film molto interessanti, e prendo come buon auspicio queste due uscite, sperando che sempre più film perduti come questi possano alla fine trovare spazio nei nostri negozi o ancora meglio nelle nostre sale.

venerdì 16 maggio 2008

MY KID COULD PAINT THAT (Amir Bar-Lev, 2007)

Marla è una bellissima bimba di 4 anni, e Zane è il suo fratellino più piccolo. Un giorno, il loro padre Mark fa vedere all'amico gallerista Anthony dei quadri che Marla avrebbe dipinto da sola. Sono quadri molto belli, astratti, coloratissimi, si direbbero una versione gioiosa dell'action-painting di Jackson Pollock. L'amico espone i quadri nella sua galleria e comincia a venderli per un bel po' di dollari, e così la piccola Marla diventa un fenomeno dell'arte moderna, le vengono dedicati articoli su giornali e riviste e servizi televisivi.
Naturalmente, con la fama arriva anche qualcuno che vuole guardarci dentro, e viene così insinuato il dubbio che sia veramente Marla a dipingere quei quadri, o quantomeno che sia lei a farli dall'inizio alla fine.
Un dubbio che questo film non riesce a sciogliere completamente, causa l'atteggiamento non del tutto trasparente dei genitori; l'idea che ci si fa comunque è che sia il padre (che è un pittore dilettante), e forse anche il gallerista, a indicare a Marla come fare il disegno e poi a rifinirlo per dargli un aspetto compiuto.
Al di là di questo aspetto, che è in pratica il plot narrativo di questo interessante documentario, diversi sono i punti su cui riflettere.
Prima di tutto ovviamente l'uso spregiudicato che si continua a fare di bambini inconsapevoli allo scopo di realizzare il desiderio di affermazione (e di ricchezza) di genitori ambiziosi, fatti che purtroppo capitano sempre più spesso e ai quali non bisognerebbe mai abituarsi.
Ancora più preoccupante è forse un aspetto (chiamiamolo di marketing) che riguarda in questo caso specifico il mercato dell'arte, ma che si può sicuramente traslare in altri ambiti: finché Marla è vista come un fenomeno, i suoi quadri vanno a ruba e la piccola viene senza alcuna vergogna paragonata a Picasso o a Manet. Poi, appena si fanno strada le prime insinuazioni, il personaggio viene ignorato e i suoi quadri non li vuole più comprare nessuno. Ma i quadri sono comunque sempre gli stessi! Quelli che prima piacevano a tutti! In sostanza, non si vende l'oggetto per le sue qualità intrinseche ma lo si vende solo per il significato trasgressivo, innovativo, scandaloso che si porta con sè, lo si vende perché è un oggetto unico per le leggi non scritte del marketing.
Infine, è veramente molto divertente vedere persone all'apparenza molto serie e preparate, di fronte a quadri che sono convinti essere stati dipinti da una bimba di quattro anni, sperticarsi in lodi iperboliche sulle qualità di questa bambina, come a dire che davvero, visto lo stato attuale dell'arte figurativa contemporanea, ogni bambino può dipingere quadri di grande valore, alla faccia delle scuole d'arte e della preparazione teorica e pratica degli artisti.