lunedì 17 novembre 2008

La primavera dei maimorti - Piero Colaprico e Pietro Valpreda

Marco Tropea Editore, 2002

pagg.166-168
Avevano lasciato Umbertino nell'appartamento di una vicina, che gentilmente si era prestata a fare da babysitter, ed erano andati al cinema, in centro. Piazza San Babila era presidiata da alcuni reparti di poliziotti, perché un corteo non autorizzato era appena partito dalla Statale. Pietro e Rachele si affrettarono: volevano vedere La piscina, con l'attrice preferita da lui, Romy Schneider, e con l'attore preferito da lei, Alain Delon. Il quale, in questo noir, dimostrava per la prima volta in vita sua di saper recitare, sussurrò Binda all'orecchio della moglie, prima che la pellicola diventasse il sottofondo per le sue elucubrazioni.
La tensione che si creava nella villa dove la Schneider ospita lo scrittore fallito Delon e arrivano padre e figlia, e la figlia è Jane Birkin e le coppie si rimescolano fino al verificarsi di un omicidio, era niente rispetto all'ansia che stava provando dopo aver parlato con il maresciallo Bertacchi (...)
«Dài Peder, sta' ferm cont i pée. Vuoi stare tranquillo e vederti il film? O per darti una calmata aspetti solo le scene di nudo della tua Romy?»
«Scusa, hai ragione, lo sai che in questi giorni non ci sto con la testa.»
«Sst» si sentì dalle file dietro di loro.
Le immagini scorrevano, Binda mise un braccio intorno alle spalle di Rachele, si sforzò di seguire la trama, eppure non riusciva a staccarsi da un pensiero fisso: "Domani sono da lei, e nel pomeriggio, con qualche precauzione, concludo". Aveva voglia di una sigaretta. Se fosse stato da solo, si sarebbe messo fuori dalla sala e avrebbe sbirciato cinque minuti di film da uno spiraglio del tendone verde della platea, ma con Rachele era impossibile. Prima di uscire di casa l'aveva minacciato: «Se sento ancora che puzzi di fumo, cambio la serratura della porta». Doveva proprio smettere.

domenica 9 novembre 2008

OR (Keren Yedaya, 2004)

Or non sta in questo caso a significare oro, ma è il nome della diciottenne protagonista di questo film israeliano, vincitore al festival di Cannes 2004 della Caméra d'Or (qui invece sì che Or vuole dire oro!) per il miglior film di regista esordiente.
Nel 2004 il cinema israeliano non si era ancora imposto all'attenzione internazionale, perciò Or può essere considerato come un apripista di film successivi quali Meduse, La banda e Waltz with Bashir, grazie ai quali oggi Israele è una nazione di punta dal punto di vista cinematografico. Con i primi due almeno di questi film (anche perché Waltz with Bashir non l'ho ancora visto), Or condivide la forte immersione della sua trama nella realtà sociale israeliana, ma si differenzia per la sua intensa drammaticità, ottimamente sostenuta dalla essenzialità delle ambientazioni e dei dialoghi estremamente realistici, in cui sono del tutto assenti inutili giri di parole.
Un film come Or probabilmente può piacere molto a David Cronenberg, anche se apparentemente si situa a miglia di distanza dalle sue opere: ma in realtà, così come in A history of violence, in Or è presente la rappresentazione della sconfitta dell'adattamento sociale e culturale ad opera di una sorta di fattore genetico, ereditato per via familiare. Se in A history of violence si tratta della riscoperta dell'anima nera di assassino nel padre e che esce dallo stato di latenza nel figlio, in Or la omonima protagonista abbandona tutti i suoi sforzi di redenzione sociale e assume la decisione cosciente dior intraprendere lo stesso disperato destino della madre. Bisogna poi segnalare il fatto che Or è un film interamente al femminile, non solo perché ha due ottime e coraggiose attrici protagoniste, ma anche per la regista e sceneggiatrice Keren Yedaya; francamente non è molto usuale vedere film così tosti realizzati da donne... almeno per noi italiani che abbiamo L'uomo che ama o Bianco e nero...
Sicuramente, Or è uno di quei film che rimarrà per un po' nella testa di chi l'ha visto.