(La possibilité d'une île), 2005
Bompiani, 2005
pag.43
Per collocarlo meglio, bisogna ricordare che in quegli anni - gli ultimi di esistenza di un cinema francese economicamente indipendente - i soli successi attestabili della produzione francese, i soli che potessero pretendere, se non di rivaleggiare con la produzione americana, perlomeno di coprirne le spese, appartenevano al genere della commedia - raffinata o volgare che fosse, funzionava. D'altra parte, il riconoscimento artistico, che consentiva al tempo stesso l'accesso agli ultimi finanziamenti pubblici e una copertura corretta nei media di riferimento, andava prioritariamente, nel cinema come negli altri campi, a produzioni culturali che facevano apologia del male o, perlomeno, rimettevano gravemente in discussione i valori morali definiti "tradizionali" per convenzione di linguaggio, in una sorta di anarchia istituzionale che si perpetuava attraverso minipantomime il cui carattere ripetitivo non ne smorzava affatto il fascino agli occhi della critica, tanto più che essa facilitava loro la redazione di recensioni stereotipate, classiche, ma che potevano però presentarsi come innovatrici.
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