lunedì 4 giugno 2007

Il mio nome è Rosso - di Ohran Pamuk

Che romanzo ricco! Che lettura intensa, profonda e appassionante! Sono tante le cose da dire su questo romanzo che sicuramente non riuscirò a scriverle in questo piccolo spazio, ci vorrebbe l'abilità dei suoi protagonisti, i miniaturisti del Sultano di Istanbul.

Allora, ci provo: intanto la suddivisione in capitoli corrisponde a tante diverse voci che danno vita alla narrazione: sono i vari protagonisti che portano avanti la storia secondo il loro punto di vista, creando un effetto al tempo stesso moderno, in stile cinematografico, e antico, riecheggiante il racconto orale, con tutte le sue necessarie spiegazioni e ripetizioni e con le sue confidenze.

Poi, i testi e i significati sono veramente innumerevoli. La trama contiene: una storia d'amore e di erotismo; un giallo che porta alla risoluzione di due delitti; una minuziosa ricostruzione storica e sociale dell'ambiente dei miniaturisti (che in modo naturale testimonia la storia dell'impero ottomano); il contrasto tra la modernità nascente (siamo nel 1591), rappresentata dal culto dell'immagine proveniente dagli infedeli europei e la tradizione del disegno secondo gli insegnamenti della legge coranica; l'insorgere di movimenti fondamentalisti che minano la stabilità religiosa e sociale; digressioni filosofiche di notevole profondità sulla visione e sulla cecità; folgoranti invenzioni descrittive e narrative...

Un romanzo assolutamente da leggere (anche se nelle ultime pagine vi faranno male gli occhi...), per tutti e ancor più per chi come me in questi tempi nutre una grande curiosità verso quel nostro vicino scomodo che è la Turchia. Da parte mia va un sentito ringraziamento all'Accademia del Premio Nobel che con il suo azzeccatissimo giudizio mi ha fatto scoprire questo grande scrittore.

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