lunedì 4 giugno 2007

Joe Sentieri

Di Joe Sentieri conservo un ricordo personale. Avevo sedici o diciassette anni, all'inizio degli anni '80, e trascorrevo le vacanze in un paesino dell'alto Appennino reggiano, dove i miei genitori avevano da poco comprato una casa. Joe Sentieri era nato a Genova, ma le sue origini erano a Cerreto Alpi, il primo borgo che si incontra scendendo in Emilia sulla strada che unisce La Spezia a Reggio, un paesino minuscolo ma che ha il suo posto d'onore nella musica e nella cultura italiana, avendo dato i natali anche a Giovanni Lindo Ferretti e a Ezio Comparoni, meglio noto come Silvio D'Arzo. Come la gran parte dei montanari, allora come oggi, la famiglia di Sentieri era emigrata a Genova alla ricerca di un lavoro, ma aveva mantenuto saldissime radici con la sua terra d'origine.

All'inizio degli anni '80, dicevo, con i miei genitori e con i nostri amici di Collagna passavamo in macchina da Cerreto Alpi, arrivando a un certo punto davanti a una casetta, di fronte alla quale sedeva un omino dall'aspetto modesto. "Quello è Joe Sentieri" ci dissero i nostri amici, spiegandoci che da un po' di tempo era tornato a vivere lì, perchè era praticamente rimasto senza soldi e nessuno lo faceva più cantare, essendo irrimediabilmente passato di moda. Naturalmente lassù tutti lo conoscevano, e i nostri amici ne parlavano con quella compassione un po' fredda che si riserva a chi non ha saputo conservare le fortune che la vita gli aveva offerto. Joe Sentieri era a quel tempo un eccentrico che si guadagnava qualche soldino vendendo i quadri che aveva iniziato a dipingere dopo aver smesso di cantare. Negli anni successivi, ogni volta che tornavo su in montagna la curiosità mi spingeva a ripassare davanti alla casetta di Joe Sentieri, che da allora ho visto sempre chiusa e sempre più fatiscente, come tante case abbandonate dell'Appennino.

Oggi, leggendo gli articoli che ricordano Joe Sentieri nel giorno della sua morte, ho avuto le risposte alle due domande che mi venivano naturali quando vedevo quella piccola dimora. La Stampa riferisce infatti che "Per spiegare le ragioni delle sue difficolta economiche Sentieri raccontava: «Ho sprecato il mio patrimonio: spesi 40 milioni per un terreno a Rapallo così da costruirci palazzine ma proprio lì decisero di far passare l’autostrada. Fu un buco enorme. Poi provai con un negozio di dischi andato malissimo»", e che "Il cantante viveva da tempo a Pescara dove risiede la sua compagna Dora, che gli è stata a fianco negli ultimi 25 anni." Una sorte purtroppo simile a quella di Dino Sarti, a lungo dimenticato nella sua stessa città e che ha passato nell'oblio gli ultimi anni della sua vita.

E allora voglio che qualcuno almeno sappia e si ricordi che Joe Sentieri non è stato solo quello del "saltino" o il precursore degli "urlatori", ma anche un buon interprete di Jacques Brel (e di Frank Sinatra). Il mondo della canzonetta gli stava stretto, tanto che raccontava che il famoso saltino alla fine della canzone era per lui un modo per festeggiare la fine di una piccola pena, quella di cantare brani molto, troppo, facili e commerciali. Come Dino Sarti, nelle sei canzoni che ha interpretato in dialetto genovese Joe Sentieri ha saputo cogliere l'anima popolare delle canzoni di Brel ("É bigotte" e la a suo modo straordinaria Vesoul che diventa Rapallo in "Ti voevi anda’ a Rapallo") ma in più rispetto al bolognese ne ha praticato anche il versante romantico, con le traduzioni di "Ne me quitte pas" ("No, no te n’anâ") e di "La chanson des vieux amants" ("Maria").

Non posso negare di essere rimasto molto sorpreso il momento in cui ho scoperto le traduzioni di Brel fatte da Joe Sentieri: il tempo che passa, le registrazioni ora pressochè introvabili, le semplificazioni dei mass-media mantengono vive immagini monodimensionali degli artisti meno conosciuti. Ma è importante sapere che in Italia c'è stata una generazione di cantanti che valeva molto di più di quello che si tende a credere e a far credere; questa generazione purtroppo ci sta poco alla volta abbandonando, probabilmente non è sostituita da elementi di uguale spessore e allora una volta di più è necessario tenerne vivo il ricordo.

Martedì 27 marzo 2007

Articoli di quotidiani:
la Repubblica
La Stampa

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per il bell'articolo a ricordo di un grande cantante genovese. Le sue canzoni in dialetto, anche se la musica non è la sua, sono bellissime soprattutto per le parole e l'interpretazione. Parlava molto bene il dialetto di Genova.
Nicolinino

Demo ha detto...

Ciao, non so se questo blog è ancora attivo, a distanza di tanti anni.
Ma ti voglio raccontare un aneddoto, una vicenda che ho vissuto tanti anni fa; non ricordo bene i tempi ma penso che fossimo negli anni 1967-68 o giù di lì.
Io sono nativo di un paesino dell'appennino Reggiano. Questo paesino si chiama Monteorsaro, nel comune di Villa Minozzo. Non è molto distante da Castelnovo Monti.
In questo paese viveva un mio carissimo amico, si chiamava Togninelli Rino. Questo giovane (aveva esattamente la mia età, essendo nati nel 1946) di anni 21 o 22, era conosciutissimo per una voce bellissima e melodica, sul tipo di Claudio Villa, per intendersi, e quel giorno (non ricordo la data ma era estate, poichè io, emigrato per lavoro in quel di Ravenna, ritornavo per le ferie al paesino), quel giorno lo accompagnai ad un incontro con Joe Sentieri nella sua casa al Cerreto. Passammo il pomeriggio aconversare ma, soprattutto, il mio amico Rino Togninelli, oltr a provare brani con le chitarre, chiedeva consigli, che Joe elargiva di buon grado.
Purtroppo, l'anno dopo, nel 1969 all'età di 23 anni il mio carissimo amico Togninelli Rino, reduce da una fortunata turnee nella riviera romagnola (Rimini), proprio a Castelnovo Monti rimase vittima di un incidente di macchina, lasciando parfenti e soprattutto il padre Costante tremendamente affranti.
Questo mio scritto vuol essere solo una testimonianza di tempi belli e purtroppo passati che hanno lasciato sgomento per la loro tragicità.
Oggi a settantacinque anni di età ricordo ancora quei momenti come fossero accaduti ieri. Ciao.